
05 Apr Legno morto fa buon bosco
Legno morto fa buon bosco
Il legno morto è un elemento fondamentale per garantire biodiversità e la salute delle foreste, nonostante per lungo tempo sia stato considerato un segno di degrado o un rischio per gli incendi. Oggi, la ricerca scientifica ha ribaltato questa visione, dimostrando che il legno in decomposizione è una risorsa essenziale per numerosi processi ecologici. Esso sostiene una complessa rete trofica (insieme delle interazioni alimentari che si verificano tra gli organismi di un ecosistema), rilascia nutrienti nel suolo e fornisce rifugio e nutrimento a molte specie di organismi, contribuendo così alla stabilità e alla resilienza dell’ecosistema.
Il ruolo del legno morto nelle foreste
Nelle foreste più vetuste, caratterizzate dalla presenza di alberi di età e dimensioni diverse, il legno morto è un elemento costante. Gli alberi, quando invecchiano o vengono colpiti da disturbi naturali come tempeste o malattie, iniziano un lento processo di degradazione che porta alla formazione di necromassa (insieme di alberi morti o in decomposizione che si trovano in un bosco) in diverse forme: alberi ancora in piedi ma morenti, tronchi caduti, rami spezzati, ceppaie e frammenti di legno in vari stadi di decomposizione.
Questa biomassa legnosa non è un elemento statico, ma partecipa a un ciclo vitale continuo, favorendo la crescita di nuovi alberi e arricchendo il terreno di sostanze nutritive. Il legno morto trattiene umidità, protegge il suolo dall’erosione e permette lo sviluppo di una grande varietà di organismi, creando un ambiente dinamico e variegato.
I principali protagonisti
Numerosi esseri viventi dipendono dal legno morto per il loro ciclo vitale. Tra questi troviamo:
• Invertebrati saproxilici (che si nutrono di legno in decomposizione), come coleotteri, imenotteri e lepidotteri;
• Funghi decompositori, essenziali per la scomposizione del legno e il riciclo dei nutrienti;
• Briofite e licheni, che crescono sulle superfici legnose inumidite;
• Anfibi e rettili, che trovano rifugio nei tronchi cavi o sotto il legno caduto;
• Uccelli e mammiferi, che sfruttano le cavità degli alberi morti per nidificare o ripararsi.
Gli insetti saproxilici sono tra i principali attori della decomposizione del legno. Tra questi spiccano alcuni coleotteri particolarmente interessanti come i cerambicidi e i lucanidi.
I coleotteri cerambicidi, come la Rosalia alpina, sono tra gli insetti più affascinanti legati al legno morto. Questa specie, protetta a livello europeo, è caratterizzata da una colorazione azzurro-celeste con macchie nere vellutate sulle elitre e lunghe antenne. Vive in foreste montane di faggio, dove le sue larve si sviluppano all’interno di tronchi morti per diversi anni prima di completare la metamorfosi. Purtroppo, ad oggi, è classificato come specie vulnerabile a causa della perdita negli ultimi anni di numerose foreste di faggete vetuste,
Tra i coleotteri lucanidi troviamo il cervo volante (Lucanus cervus), uno dei più grandi coleotteri d’Europa. I maschi adulti si distinguono per le grandi mandibole a forma di palco, utilizzate nei combattimenti per la conquista delle femmine. Le larve del cervo volante si nutrono di legno marcescente di querce e castagni per un periodo che può variare dai 5 agli 8 anni. Questo lungo sviluppo rende la specie particolarmente vulnerabile alla rimozione del legno morto e ne ha portato l’inserimento tra le specie protette a livello europeo.
L’importanza di conservare il legno morto
Storicamente, la rimozione del legno morto è stata una pratica diffusa per “ripulire” i boschi o ridurre il rischio di incendi. Tuttavia, questa abitudine ha avuto gravi conseguenze sulla biodiversità, portando all’estinzione locale di molte specie saproxiliche e alla frammentazione degli habitat. In particolare, nelle pianure e nelle zone agricole, i boschi sono diventate zone naturali isolate in cui molte specie faticano a spostarsi e a trovare nuovi siti di colonizzazione. Un’altra problematica riguarda la disposizione della legna da ardere all’aperto, che invita gli insetti a deporvi le uova, portando così alla morte delle larve che l’avevano colonizzata.
Un albero morto nel bosco è utile in ogni sua forma: se ancora in piedi, rappresenta una fonte di cibo o un rifugio per uccelli e piccoli mammiferi; se caduto, offre un ottimo riparo agli animali che prediligono ambienti umidi.
Buone pratiche per la gestione sostenibile delle foreste
Per garantire la conservazione della biodiversità legata al legno morto, è fondamentale adottare alcune buone pratiche:
• Lasciare che gli alberi completino il loro ciclo vitale, evitando tagli prematuri;
• Non rimuovere il legno morto dalla foresta, mantenendo una quantità adeguata di necromassa;
• Preservare alberi cavi, tronchi caduti e ceppaie, che fungono da rifugio per numerose specie;
• Evitare l’accumulo di legna da ardere all’aperto, per non attrarre insetti saproxilici che potrebbero essere distrutti prima di completare il loro sviluppo;
• Promuovere una gestione forestale che favorisca la diversità strutturale, lasciando alberi in diverse fasi di crescita e decomposizione.