Food forest

FOOD FOREST

Un sapere antico

La food forest è un sistema di coltivazione che si ispira alle dinamiche della foresta. Oggi è utilizzato da mondi come la permacultura, l’agricoltura naturale e rigenerativa, ma è un concetto che arriva dall’antichità.
In passato per “orto” si intendeva infatti uno spazio recintato, popolato da essenze sia annuali che perenni ed era molto comune notare campi circondati da alberi a cui, ad esempio, venivano consociati vite e ortaggi.
L’orto come lo intendiamo adesso si è diffuso durante il periodo della Rivoluzione Industriale come “orto urbano”, fonte di sostentamento per le famiglie povere emigrate dalle zone rurali verso la città. Il principio della food forest è quello di far convivere le diverse specie, imitando le dinamiche dei boschi, per ottenere gli stessi benefici. Un minore bisogno di potature, di trattamenti, di lavorazioni del suolo, con una grande produttività in termini di biomassa, una diversificazione dei prodotti in una stessa superficie e una maggiore resistenza rispetto ai sistemi agrari, ormai modificati fino a un’eccessiva fragilità.

Come è strutturata

La food forest è formata da diversi strati in cui si cercano mescolanza e diversità, per creare un sistema che non parte da zero ogni anno, ma è in divenire.

Gli strati sono i seguenti:

  1. Alberi di grandi dimensioni da legno o da frutto: ad esempio querce, frassini, faggi e castagno, melo, pero, o altre piante che possano raggiungere grandi dimensioni;
  2. Alberi di medie dimensioni: come i susini, gli albicocchi, gli agrumi, i fichi, il melograno;
  3. Arbusti e piccoli frutti: come molte aromatiche quali rosmarino, salvia, lavanda, ma anche lamponi, ribes, mirtilli, more;
  4. Lianose e rampicanti: ad esempio il luppolo, la vite e il kiwi;
  5. Erbacee annuali e perenni: come ortaggi, fiori e specie tappezzanti (le fragole, le mente, il trifoglio bianco), ma anche piante acquatiche come la lenticchia d’acqua;
  6. Radici: come i topinambur, la bardana, le carote selvatiche, la valeriana, il rafano, l’aglio selvatico;
  7. Funghi: coltivati inoculando micelio su tronchi o suolo.

 

É da notare l’importanza del ruolo dell’albero perenne: fare ombra alle colture, ripararle dagli eventi meteorici, raccogliere l’acqua piovana, preservare e migliorare il suolo, ma soprattutto costituire una copertura permanente simile a quella di un bosco diradato.

Il beneficio alla biodiversità

In un contesto italiano in cui l’agricoltura è stato il principale motivo dell’eliminazione della copertura boscata, riportare gli alberi nei terreni coltivati porterebbe notevoli vantaggi ambientali: un maggiore stoccaggio di anidride carbonica, una minore necessità di input da parte dell’uomo, una produzione maggiore e diversificata sullo stesso terreno con un minore impatto ambientale, il miglioramento dei servizi ecosistemici forniti.
La food forest si può realizzare da zero mettendo a dimora le varie piante in orti, giardini o terreni inutilizzati, aggiungendo la componente arborea permanente a un terreno già adibito ad orto, oppure convertendo un frutteto già sviluppato in appunto una food forest. Va ricordato che le piante vanno scelte preferibilmente tra quelle adatte al clima, vigorose e resistenti.
Si ottengono così dei “giardini commestibili”, in cui componente arborea, arbustiva ed erbacea convivono, per un ambiente produttivo, esteticamente gradevole anche a livello di paesaggio, e positivo per l’ambiente.

 

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