Copernicus, monitorare la Terra dallo spazio

L’Europa è uno dei territori più fortemente frammentati e utilizzati in modo intensivo al mondo. Questa sua dura caratterizzazione ha un impatto travolgente sulle specie, habitat ed ecosistemi del continente.

Già da molti anni l’Europa raccoglie informazioni sulla copertura del suolo per tutelare al meglio tutte le risorse minacciate in modo da poter comprendere in modo migliore quali siano le cause e gli effetti dell’uso del suolo.

Nel 1985 l’Europa avviò il programma Corine che aveva lo scopo di mappare la copertura del suolo europeo. Il tutto avvenne, inizialmente, attraverso misurazioni a terra e foto aeree a bassa risoluzione dai pochi satelliti dell’epoca e l’intera mappatura durò ben dieci anni.
Il programma Copernicus nacque alla fine degli anni ’90 ma solo nel 2014 venne messo in

orbita il primo satellite. Oggi Copernicus lavora su sei aree tematiche totali: l’atmosfera, il mare, il cambiamento climatico, il territorio e i disturbi. Solitamente, ogni cinque giorni i satelliti riescono a fornire in altissima risoluzione sia spaziale sia temporale una copertura totale del territorio europeo monitorando, così, l’ambiente agricolo e forestale, il consumo di suolo e le acque. In un anno, invece, si riesce ad ottenere, tramite questo servizio, una mappatura estremamente dettagliata di tutte le risorse del territorio.

L’Agenzia dell’Unione Europea dell’Ambiente gestisce il monitoraggio del territorio coperto dal sistema. In poche parole, si assicura che i dati e le immagini siano disponibili ed accessibili a tutti. Questo suo enorme vantaggio ha determinato un’affermazione di questo strumento informativo in tutti quegli ambiti impegnati nella gestione e conservazione del territorio.

Ogni fine dell’anno sono valutati complessivamente gli aspetti della salute degli ecosistemi europei: i risultati vengono presentati in valutazioni e relazioni sullo stato di fatto annuali. Uno tra gli indicatori più conosciuti è il consumo di suolo che indica quanto territorio è occupato dalle attività antropiche a scapito del terreno ad uso agricolo e/o forestale. Altro indicatore è quello che monitora l’impermeabilità e impenetrabilità del suolo in seguito, soprattutto, alla costruzione di edifici, al cemento e alle strade.

In seguito ai risultati delle valutazioni, i gestori del territorio, a livello locale, possono avere una base su cui creare e proporre soluzioni specifiche per l’area indagata.

Tenendo conto che il processo tecnologico è in continua crescita e che le conoscenze acquisite in materia di monitoraggio del territorio sono destinate ad arricchirsi e perfezionarsi, le opportunità che potenzialmente il sistema può offrire sono tantissime e di enorme aiuto per la collettività. I dati ottenuti agevolano gli agricoltori nelle tecniche di coltivazione di precisione che portano a un minor quantitativo di acqua usata e pesticidi. Gli urbanisti sfruttano il sistema per comprendere la crescita delle masse urbane, i paesaggi periurbani e per monitorare le dinamiche abitative. I paesaggisti controllano l’andamento delle isole di calore urbane e l’accessibilità delle aree verdi, parchi, giardini ed aree forestate ai cittadini.

Insomma, si tratta di uno strumento che si porrà sempre più a supporto delle decisioni politiche in contesti plurimi.

 

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FONTE: EEA



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