Gli effetti dell’illuminazione urbana sulle alberature

Secondo un recente studio pubblicato nel marzo 2023 dall’Università di Pisa, l’illuminazione urbana a LED avrebbe degli effetti collaterali sui cicli fisiologici circadiani di alcune specie diffusamente presenti in ambito urbano.

La curiosità che ha mosso questo studio è derivata dalla sostituzione negli ultimi anni della tradizionale illuminazione al sodio con quella a più basso consumo a LED. Questa luce ha però uno spettro luminoso diverso rispetto all’alogeno con un picco di frequenza nelle bande rosse e blu, ossia quelle che vengono maggiormente utilizzate dal mondo vegetale per la fotosintesi clorofilliana.

Lo studio è stato effettuato su due delle specie maggiormente diffuse in ambiente urbano, il Platanus × acerifolia e Tilia platyphyllos, e sono stati riscontrati dei risultati interessanti.

L’esperimento è stato realizzato facendo crescere per un’intera stagione vegetativa due campioni della stessa specie uno sotto la luce naturale e l’altro sotto luce artificiale. Durante questo lasso di tempo sono stati registrati e analizzati nelle piante gli scambi gassosi e le caratteristiche biochimiche cellulari, come le concentrazioni di amido, clorofilla e zucchero.

Come anticipato, i risultati ottenuti sul genere Tilia e Platanus sono apparsi singolari da quello che ci si aspettava. In termini più tecnici, le piante poste sotto luce led hanno infatti mostrato dei tassi di assimilazione di CO2 molto bassi durante le prime ore del giorno e una concentrazione di clorofilla più elevata. Si deduce quindi che queste specie, in prossimità di illuminazione led, continuino la loro attività fotosintetica durante la notte e la mattina, con difficoltà a “svegliarsi” per lo sforzo energetico erroneamente prolungato, non riescono riprendere tempestivamente la fototraspirazione.

È stato inoltre riscontrato che questo effetto “hangover”, così come descritto dagli scienziati, ha causato un ritardo di circa due mesi del riposo vegetativo avendo dunque delle ripercussioni sulla capacità delle piante di superare periodi avversi e più freddi.

Gli studi sono solo all’inizio ma si tratta di un ottimo punto di partenza per comprendere che tipo di effetti determinati cambiamenti urbani possono avere sulla vegetazione delle città.

 

Articolo originale della ricerca: QUI
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